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Il Sanremo della Noia e delle playlist

Il commento: il Festival e il meccanismo di voto che ha premiato Mango a scapito di Geolier
Il Sanremo della Noia e delle playlist
Credits: Rockol

Sanremo, il giorno dopo: l'inevitabile polemica è sulle votazioni: ieri sera Geolier ha stravinto il televoto, ma Angelina Mango ha stravinto in Sala Stampa e vinto per le radio, aggiudicandosi il Festival con il 40,3% dei voti complessivi.
Il dato è che a Sanremo vale tutto: quando Geolier ha vinto le cover ed era lì per il televoto, ci si stupiva e ci si lamentava dei fan che votavano compatti. Ora ci si lamenta di stampa e radio, che hanno "ribaltato" il risultato, come se Sanremo fosse "4 ristoranti".
No, stampa e radio non hanno "ribaltato", hanno espresso il loro voto: le regole del gioco sono quelle, e sono chiare da tempo. Lo stesso Geolier, sportivamente ha detto in conferenza stampa: "Sanremo ha delle sue regole, è una cosa a sé: non funziona sugli stream".

È un bel podio, meritavano sia Angelina, sia Geolier sia Annalisa (e anche Mahmood): i primi due sono due ragazzi del 2000. Il tormentone sul voto della stampa lo sentiamo da anni: se si pensa che non debba votare, va benissimo - ma lo deve decidere il direttore artistico, non i fan di questo o quell'artista. Se viceversa si pensa che si debba ponderare il voto, va benissimo lo stesso - basta saperlo ed essere chiari fin dall'inizio. Unico suggerimento: il voto dovrebbe essere pubblico per la stampa (quest'anno era volutamente segreto, su indicazione della RAI) e le classifiche parziali dovrebbero essere pubblicate in tempo reale, per evitare complottismi.

Ma ovviamente questi meccanismi sono funzionali allo spettacolo: la sala stampa, le radio sono parte dello show, da tempo: ricordate quando c'era il DopoFestival? Oggi è meglio una polemica su chi vota cosa o sul ballo del qua qua? 

Il vero punto di Sanremo è la sua definitiva trasformazione in una playlist di Spotify. Più algoritmica che editoriale, però: troppe canzoni, spesso troppo uguali, in serate eterne con poco racconto e tante gag, senza un filo conduttore. Il festival della quantità, anche in città, invasa da eventi, ospitalità, sponsor. Bello, ma tutto troppo.

Ma per chi lamenta che la “musica al centro” non c’è: Sanremo è soprattutto uno show televisivo, e non da ieri: è così dai ’90 e anche da prima. Ed è qua che si vede la debolezza di questi Festival, che in certi momenti aveva la noia al centro, non nel senso della canzone di Angelina Mango: un contenitore dove vale tutto e dove si mette di tutto: dopo 5 anni si è inevitabilmente iniziato a riciclare ospiti e idee.

In bocca al lupo a chi verrà dopo: magari si può provare a scegliere meno canzoni e far durare di meno le serate? 

Questi i top e i flop della serata di ieri, assieme a Claudio Cabona:

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